La parodontite, o malattia parodontale, è l’infezione dei tessuti che mantengono il dente in posizione e svolgono un ruolo importante nella biomeccanica del cavo orale.
Il dente è collegato all’osso mascellare, o mandibolare, tramite la radice e il collo; una rete di vasi sanguigni fornisce sostanze nutritive a tutti i tessuti che circondando il dente, mentre i nervi controllano la forza utilizzata nella masticazione e svolgono una funzione di allarme.
Semplificando, la radice del dente è composta anche dal legamento parodontale composto da un tessuto connettivo e fibra di collagene. Ha la funzione di ammortizzare i micro movimenti causati dalla masticazione o dal bruxismo, equilibrando la mobilità del dente. Il collo del dente invece è composto dalla gengive e dalla polpa.
Se la parodontite viene diagnosticata in tempo, attraverso una cura dentale conservativa che si concentra principalmente sull’igiene dentale, è possibile bloccarne la progressione.
Quali sono i sintomi?
I sintomi della parodontite sono classificati in successione in quattro stadi, in ordine di gravità.
Gengivite
La gengivite è una malattia non distruttiva reversibile. Si tratta di un’infezione delle gengive che è possibile riconoscere dal sanguinamento delle stesse quando ci si spazzola i denti. Con una gengivite in corso, la colorazione rosa delle gengive cambia, diventando di un rosso intenso o viola; al tatto risultano doloranti. Consideratela un campanello d’allarme per intervenire in tempo.
Prima fase della parodontite
Nelle prime fasi della malattia parodontale, i batteri iniziano ad aggredire le gengive provocandone la riduzione e la formazione di tasche fra la gengiva e il dente nelle quali depositarsi. Già in questo stadio è possibile osservare una lieve perdita ossea.
Parodontite moderata
In questa fase, è possibile osservare fino al 50% della perdita ossea e dei tessuti che mantengono il dente in posizione, riscontrando una sempre più accentuata mobilità del dente. L’infiammazione si acutizza e gli effetti potrebbero risentirsi su tutto il corpo, avvertendo non poco disagio.
Parodontite avanzata
La quarta e ultima fase classificata. I tessuti che compongono la radice e il collo del dente sono irreversibilmente distrutti e i denti risultano mobili e non più in posizione. A causa dei forti dolori, il normale movimento masticatorio viene modificato per cercare di ridurre la sensazione di disagio; inoltre, si manifestano una forte alitosi e un cambiamento dei sapori. La perdita dei denti è la conclusione dell’ultimo stadio della parodontite.
Classificazione delle malattie parodontali
Secondo una ricerca condotta dall’American Academy of Periodontology, esistono diverse forme di parodontite, ma quattro di queste sono le più comuni.
Parodontite aggressiva
Il paziente non soffre di alcuna patologia, è sano. La malattia parodontale consuma rapidamente i tessuti connettivi del dente, con conseguente distruzione delle ossa.
Parodontite cronica
E’ la forma più frequente di malattia parodontale e può verificarsi ad ogni età, anche se con maggiore probabilità nella fase adulta. La parodontite cronica si sviluppa in constante progressione, con sintomatologie lievi, come l’infiammazione delle gengive e formazioni di tasche gengivali, fino alla totale perdita del tessuto connettivo e del tessuto osseo. Non sono da escludere rapide progressioni di avanzamento della malattia.
Parodontite associata a malattie sistemiche
Una malattia sistemica interessa in modo diffuso un intero sistema cellulare. Vi è una correlazione fra malattie sistemiche, come il diabete o la sclerosi multipla, e malattia parodontale. In questi casi, la manifestazione dei sintomi parodontali è possibile riscontrarla già in giovane età.
Parodontite necrotizzante
La necrosi è un processo irreversibile che causa la perdita delle funzioni vitali di gruppi cellulari. La parodontite necrotizzante è quindi un’infezione che causa la morte dei tessuti gengivali, del legamento parodontale e tutti i tessuti che collegano il dente alla mandibola o alla mascella. Tale patologia è possibile riscontrarla in pazienti affetti da HIV o immunodepressi.
Prevenzione e cura: i consigli della Clinica Dentale Biodent.
La ricetta di base per una corretta prevenzione dalla parodontite, è sicuramente la cura dell’igiene orale. Una sana abitudine giornaliera è l’utilizzo del filo interdentale e il corretto spazzolamento dei denti; sotto consiglio medico, periodicamente conviene integrare alla pulizia quotidiana anche l’uso di un buon collutorio.
La correlazione tra fumo e malattia parodontale è stata ampiamente verificata. Non solo il fumo aumenta il rischio di peggiorare la malattia, ma potrebbe anche favorire il fallimento implantare, per chi, come molti, decide di risolvere i propri problemi estetici e funzionali attraverso la chirurgia dentale. I medici della Clinica Dentale Biodent, oltre al rilascio del passaporto implantare, forniranno anche delle linee guida su cosa non fare dopo un intervento di chirurgia dentale, per preservare gli impianti dentali ed evitare il fallimento implantare.
Per le stesse ragioni indicate sopra, è necessario moderare anche il consumo di alcool.
E’ possibile salvare i denti?
Invertire il processo della malattia parodontale è possibile. E’ necessario comunque capire in quale stadio della malattia ci si trova e, quindi, la prima azione da compiere è proprio quella di interpellare un medico.
Una visita dal dentista e una panoramica dentale ci permetteranno di capire come intervenire nel modo corretto. I primi consigli riguardano l’esecuzione di una corretta pulizia dentale, prestando attenzione ai movimenti dello spazzolino, l’uso del filo interdentale e particolare attenzione all’assunzione di cibi che potrebbero sviluppare i batteri che peggiorerebbero l’infezione.
A seguito della visita, il dentista può prescrivere l’uso, per un determinato periodo di tempo, di collutori specifici per la cura dell’infezione.
Un trattamento non chirurgico che permette di rendere reversibile la malattia parodontale è la pulizia dei denti, attraverso la quale si raschia il tartaro che si è creato sulla superficie del dente e sotto la gengiva. Ottenendo una superficie liscia, si elimina lo spazio vitale che i batteri sfruttano per depositarsi.
E’ possibile ridurre le tasche parodontali ripiegando i lembi di tessuto gengivale e levigando la superficie ossea del dente.
L’ascesso ad un dente è possibile riconoscerlo da una lesione rossa e dolorosa sul margine della gengiva; il dentista provvederà a curarlo effettuando un drenaggio dell’ascesso, una pulizia accurata della zona interessata e, se necessario, la prescrizione di farmaci antibiotici per velocizzare e curare definitivamente.
E’ possibile curarsi con metodi casalinghi?
Esistono dei rimedi casalinghi che possono ridurre l’avanzare della parodontite. Teniamo però a sottolineare, come già ampiamente motivato nei paragrafi precedenti, che il medico è sempre la figura migliore alla quale rivolgersi.
Il web è pieno di rimedi casalinghi per la cura dei denti, ma bisogna prestare attenzione perché se alcune di queste sostanze vengono ingerite posso causare problemi; in più, questi rimedi blandi servono a poco se non si rispettano le regole e i consigli indicati sopra e se la malattia parodontale è ad uno stadio avanzato.
I risciacqui della bocca con acqua salata sono utili nel caso di gengive infiammate; il sale è un disinfettante naturale e aiuta a lenire il dolore e ridurre la quantità di batteri depositati fra le gengive e il dente. Secondo uno studio clinico, il perossido di idrogeno, conosciuto più comunemente come acqua ossigenata, ha un alto potere disinfettante contro i batteri del cavo orale, ma è inefficace nel ridurre lo spessore e la profondità delle tasche gengivali.
Impianti dentali per i danni irreversibili
Nel caso in cui venissero trascurati i sintomi della parodontite, la prevenzione non dovesse funzionare e nel caso di perdita denti esistono diverse soluzioni che risolverebbero i problemi estetici e funzionali causati dalla malattia parodontale. La soluzione più comune è l’installazione degli impianti dentali.
Nella Clinica Dentale Biodent si esegue un’accurata visita di controllo. Lo staff medico valuta lo stato di salute del cavo orale nel suo complesso: si verifica se ci sono infezioni o ascessi da curare, se sono ancora presenti denti ben saldi all’osso, se è disponibile abbastanza osso mascellare o mandibolare per installare un impianto, etc.
Se possibile, si preferisce sempre optare per una terapia conservativa, in cui i denti ben saldi all’osso vengono devitalizzati e ridotti a moncone per ospitare le capsule dentali definitive.
Nei casi in cui i denti ancora presenti non sono stabili, si procede all’estrazione del dente; successivamente si inseriscono gli impianti dentali e se ne attende l’osteointegrazione; infine si procedere con l’applicazione delle capsule dentali definitive.
All’inizio dell’articolo, abbiamo parlato sommariamente di come un dente è legato all’osso mascellare o mandibolare. Il legamento parodontale è quel tessuto che funge da ammortizzatore nella biomeccanica del cavo orale. La capsula dentale, che sostituisce il dente, sarà legata direttamente all’osso e non c’è alcun tessuto o, in questo caso, legamento parodontale, che smorzerà le forze generate (es.) durante la masticazione. Pertanto, è molto importante fornire un bite al paziente che soffre di bruxismo e digrigna i denti. Il bite anti bruxismo è un composto di resina, gommoso al tatto, che ha proprio il compito di smorzare queste forze. Vi auguro solo di non essere come il sottoscritto che digrigna i denti anche durante il giorno!